100 EURO IN PIU’ PER I LAVORATORI DI COOP. DOLCE GRAZIE ALL’ USI

Nella primavera scorsa, mancando l’accordo provinciale per l’ERT 2005-2006, dopo lunga contrattazione, l’USI ottenne da Coop. Dolce 300 euro, come a Bologna. Pochi giorni dopo, CGIL-CISL-UIL “strapparono” a livello provinciale parmense invece 200 miseri euro dalle centrali cooperative, evidenziando una volta di più la connivenza tra sindacati e cooperative a Parma.

La crisi? C’è dappertutto. Le lamentele delle coop? Come da prassi. I sindacati? I soliti…

LA coop. Dolce, mancando ancora le firme sul nostro accordo, preferì adempiere a quanto gli vincolava provincialmente, cioè i 200 euro.

 MA L’USI NON MOLLA!  Dopo mesi di continue sollecitazioni, infatti, quelle 100 euro mancanti sono state finalmente ottenute, sotto forma di Elemento Retributivo Aziendale, che saranno corrisposte proporzionalmente al numero di ore lavorate nel periodo (c’è di meglio, come sempre sappiamo chi “ringraziare”…).Come dice il saggio, la morale è sempre quella: con l’autorganizzazione, fuori da logiche di poltrone, in modo orizzontale ed assembleare, è possibile ottenere risultati concreti e, allo stresso tempo, essere coerenti con le nostre idee.    

INSIEME SI PUO’, AUTORGANIZZIAMOCI!

Pubblicato in Generale | Commenti disabilitati su 100 EURO IN PIU’ PER I LAVORATORI DI COOP. DOLCE GRAZIE ALL’ USI

SCIOPERO GENERALE MIGRANTE

 

Nel nostro Paese sindaci sceriffo, membri delle istituzioni e politici fomentano l’odio razziale, con l’unico scopo di distogliere l’attenzione delle persone dai veri problemi: la precarizzazione della vita e del posto di lavoro; la crisi economica e la difficoltà per le persone ad arrivare a fine mese; l’insicurezza sul lavoro. In un Paese con un maggior arricchimento di dirigenti, managers, imprenditori e politici, mentre una fetta sempre più ampia della popolazione si sta impoverendo.

I migrati sono stufi d’essere gli sfruttati, i criminalizzati, considerati un peso sulle spalle degli italiani “brava gente”, vogliono far sapere che sono quelli che nel nostro paese fanno i muratori costruendo le case e loro spesso devono vivere ammassati in tuguri; vogliono un futuro migliore per i loro figli e le scuole li respingono; accudiscono i nostri anziani e la pensione non la vedranno mai; sono arrivati in Italia per una vita migliore e muoiono come bestie nei posti di lavoro; scappano dalle guerre e trovano odio e aggressioni.

Siamo contro le leggi razziste, del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro che rende sempre più schiavi pur d’accettare qualunque salario, lavori pericolosi, aumento delle ore lavorative, pur di rinnovare il permesso. Diciamo, basta pagare centinaia di euro per un pezzo di carta che non arriva mai, vivere con una ricevuta in tasca, che non vale niente perché non permette d’accedere nemmeno ai servizi fondamentali, come il medico di base.

Il razzismo serve produrre precarietà, quando il governo impone redditi sempre più alti per il ricongiungimento familiare, taglia i sussidi sociali, minaccia fino a 18 mesi di reclusione in un Cpt (veri e propri lager) per tutti quelli che perderanno il lavoro. Stiamo parlando di cosa significa essere condannati a restare forza lavoro usa e getta per generazioni.

Nella Provincia di Parma i migranti sono quelli che mandano avanti i settori punta dell’ economia  come l’agroalimentare con stalle, raccolta ortofrutticola, caseifici, industrie di lavorazione e nel metalmeccanico, fabbriche…

  

Noi vogliamo:

-Il diritto alla casa per italiani e migranti, nuove politiche abitative per progettare nuove case popolari

-Blocco degli affitti

-Sicurezza nei cantieri e nei posti di lavoro

-Aumento delle pensioni e dei salari slegandoli dalla produttività aziendale

-Diritto all’istruzione per i figli dei migranti, no alle classi separate

-Abolizione della legge Bossi-Fini e quelle precedenti

-Contro la Carta di Parma

-Gli stessi diritti degli italiani sul lavoro e nella vita quotidiana

-Ritiro dei pacchetti sicurezza

-Abolizione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro

-No al lavoro nero e alla precarietà per tutti i lavoratori

Pubblicato in vecchi comunicati e articoli | Commenti disabilitati su SCIOPERO GENERALE MIGRANTE

NUOVO MODELLO CONTRATTUALE O NUOVO IMBROGLIO?

Le "parti sociali"; i sindacati confederali tranne la CGIL (per ora) e Confindustria con il governo hanno siglato il nuovo modello contrattuale per "adeguare" le forme della contrattazione ai nuovi tempi.Vediamo, per sommi capi, qual è la riforma che si sta progettando, almeno nelle intenzioni di CISL-UIL-UGL 

1) Innanzitutto si legano strettamente questione salariale e crescita del profitto d’impresa. Se non c’è la seconda, la prima non può essere affrontata. Siamo ben al di là della logica della compatibilità tra le richieste salariali e la "salute" delle imprese: siamo alla completa subordinazione delle prime alla seconda.  

2) Apparentemente si definisce una centralità della contrattazione nazionale, in pratica "apre" alle "specificità" non solo settoriali e/o aziendali, ma anche a quelle territoriali, sia dal punto di vista salariale, che da quello normativo. In altre parole si apre un varco, neanche tanto piccolo, a "gabbie" salariali e soprattutto normative. 

 3) Per quanto riguarda specificamente il contratto nazionale, si introduce come riferimento “inflazione realisticamente prevedibile”. In che cosa questa si differenzi dalla vecchia inflazione "programmata" è un bel mistero, anche perché non sono definiti i parametri ufficiali di riferimento (l’ISTAT? la Sibilla cumana? le intuizioni di Tremonti?). Ma il punto fondamentale è che questa misteriosa inflazione (che sarà sicuramente inferiore a quella reale), concordata tra le parti sociali, sarà il tetto delle richieste salariali.   

4) Veniamo alle "grandi" conquiste: Apparentemente si ritorna alla situazione del 1975: un unico rinnovo contrattuale triennale superando la divisione tra rinnovo normativo e rinnovo economico. Di fatto la musica è completamente diversa: allora esisteva un meccanismo automatico di difesa rispetto all’aumento del costo della vita (la scala mobile) e i rinnovi economici potevano segnare un effettivo miglioramento della condizioni di vita dei lavoratori; oggi si contratta un parziale adeguamento alla perdita del potere d’acquisto dei salari e non è detto che lo si ottenga. Per di più la triennalizzazione del rinnovo allunga di un anno (come minimo) il blocco dei salari e, in clima prevedibile di inflazione crescente si capisce cosa ciò voglia dire.  

5) E in caso di ritardato o mancato rinnovo?  Si supererà il sistema delle Indennità di Vacanza Contrattuale, giudicato debole per dare certezza ai tempi del rinnovo. E che cosa in cambio, nel caso di inadempienza delle controparti imprenditoriali? Si "va a considerare" e si "può pensare" di metterci una pezza! Siamo dunque all’interno di possibilità e non di certezze. Persino l’ovvia considerazione che scaduto un contratto ne deve subentrare immediatamente un altro (con tutti gli effetti economici retroattivi in caso di ritardo) diventa una possibilità.  

6) Sulla contrattazione di secondo livello, da un lato si impone un vincolo sull’aumento salariale fissato del CCNL, dall’altro si mettono dei paletti di contenimento che si riassumono nella subordinazione agli utili d’impresa, al suo profitto. Ma questo non è tutto, infatti se da un lato la contrattazione di secondo livello è blindata dalle clausole che abbiamo visto, dall’altro è molto aperta rispetto ad esigenze specifiche e a particolarismi. Vediamo: non solo il salario variabile (premi di produttività, straordinari, incentivazioni varie) sarà trattato in maniera differenziata, ma anche la gestione della flessibilità (sugli orari, sulle assunzioni, sui licenziamenti, sull’uso del  lavoro precario, ecc.).   

7) C’è dunque da attendersi un rifiorire della vecchie gabbie salariali e, quello che forse è più grave, di gabbie normative tracciate sia a livello aziendale che territoriale. Si creeranno zone dove una certa redistribuzione degli utili sarà possibile e saranno quelle dove convergeranno peso rivendicativo dei lavoratori e superprofitti da parte delle aziende, altre dove la difesa salariale sarà mediocre e altre ancora dove sarà nulla.  

8) La parte fissa del salario è ormai pressoché priva di tutele, la parte variabile sottoposta al ricatto della produttività, del ritmo di lavoro e dell’allungamento, di fatto, delle giornata lavorativa. Allungamento che sarà favorito dalla recente detassazione degli straordinari, che invoglierà i lavoratori ad effettuarne il più possibile (anche le limitazioni d’oggi sul massimo monte ore straordinarie, potrebbero cadere in fase di contrattazione decentrata), non foss’altro per difendere un potere d’acquisto dei salari continuamente eroso. Insomma, il cerchio si chiude e il lavoratori sono sempre più ingabbiati.   

9) La finzione della concertazione tra le parti sociali è caduta. Non si finge nemmeno più di "concertare", nel senso di mediare tra interessi divergenti, un disegno generale che, pur avendo come priorità il sistema-impresa, tuteli minimamente le ragioni dei lavoratori. Si è passati ad un assetto corporativo dove la componente sindacale confederale recepisce semplicemente dei diktat e ne predispone l’attuazione.  

10) I sindacati confederali sono ormai apparati dello Stato, così come lo sono le amministrazioni, gli esecutivi, le forze armate, ecc., interessati solo a conservare il proprio status. Ma attenzione, non si tratta solo di uno status "posizionale" che garantisce "onori e prebende" allo staff dirigenziale (carriere politiche, cariche nell’alta amministrazione dello Stato e nei consigli d’amministrazione di aziende pubbliche) e via via a scendere nella gerarchia d’apparato, stipendi e distacchi a funzionari e sindacalisti di professione. Se così fosse sarebbe squallido, ma un "sindacalismo" non diverso da quello americano dove i boss delle Unions (alla Jimmy Hoffa per intenderci) si fanno gli sporchi affaracci loro ma, di riflesso, anche gli interessi dei lavoratori iscritti. C’è qualcosa di più e di più peggio. Siamo di fronte ad un complesso imprenditoriale ramificato, con interessi economici ben precisi e variegati, che spaziano dalla finanza, alle assicurazioni, alle proprietà immobiliari, al tessuto cooperativistico, alla previdenza privata e con funzioni di complementarietà rispetto all’apparato statale. I lavoratori sono mucche da mungere e nulla più; riusciranno, prima o poi, a riconoscere i loro peggiori nemici?  

L’unica difesa possibile è riprendere la lotta sulla difesa e la riqualificazione del salario fisso, contro ogni tentativo di farci lavorare sempre di più per guadagnare sempre di meno.  

Pubblicato in Generale | Commenti disabilitati su NUOVO MODELLO CONTRATTUALE O NUOVO IMBROGLIO?

L’antirazzismo e le lotte dei migranti

Da sempre i migranti hanno a che fare con il razzismo. Perciò i migranti sono antirazzisti. Non hanno bisogno di un governo nuovo, dei giornali, del parlamento europeo per sapere che esiste il razzismo, perché lo vivono quotidianamente: sugli autobus e sui posti di lavoro, nelle piazze e nei supermercati, nelle scuole e negli uffici pubblici.
Molti ora hanno riscoperto che in Italia c’è il razzismo. È un razzismo che considera i rom come scorie da eliminare, e oggi lo manifesta con particolare virulenza sebbene, purtroppo, non sia una novità in questa ‘civile’ Italia. Pochi paiono invece avere scoperto che l’immigrato clandestino non è una vittima della cultura razzista, ma un lavoratore senza permesso di soggiorno. Sarebbe interessante se per una sola settimana si togliessero tutti i clandestini a padroni e padroncini di fabbriche, fabbrichette, campi, cantieri e cooperative di vario tipo. Allora la base elettorale della Lega si arrabbierebbe davvero e non saprebbe più cosa farsene del suo razzismo.
Noi diciamo che la giusta indignazione degli antirazzisti non può cancellare anni di lotte dei migranti, condotte in prima persona sotto tutti i governi e in tutte le condizioni. In questi anni – anche in questi ultimi due anni, quando molti hanno taciuto aspettando la salvezza antirazzista dal governo – i migranti hanno praticato costantemente l’antirazzismo. Lo hanno fatto gridando forte che la loro condizione, lo sfruttamento del lavoro migrante, è una condizione che riguarda tutto il lavoro, perché tutti i lavoratori sono attaccati quando alcuni sono costretti ad accettare l’inaccettabile per rinnovare il permesso di soggiorno. Lo hanno fatto denunciando che la sicurezza è quella di non morire sul posto di lavoro quando si è in nero, con la pelle nera, e senza documenti, ma anche quando si è bianchi e con tutte le carte in regola. Lo hanno fatto sapendo che sono i più precari tra i precari e cercando collegamenti con le altre lotte. Lo hanno fatto dicendo che clandestino non è criminale, e d’altra parte lo sa pure il governo se oggi si preoccupa di "fare emergere" il lavoro delle badanti, perché "servono".
Che cosa significa oggi essere antirazzisti? La Spagna si proclama antirazzista. Infatti espelle i migranti nel rispetto dei diritti umani. Li sfrutta con una Bossi-Fini mascherata di politicamente corretto, contrattando coi governi nordafricani l’importazione temporanea di forza lavoro a basso costo! Meglio dunque non gridare allo scandalo, se quest’urlo rischia di ridurre al silenzio ciò che i migranti dicono chiaramente da tempo, come pure l’antirazzismo che essi praticano essendo protagonisti delle loro lotte senza aspettare il risveglio delle buone intenzioni. La mobilitazione dei migranti a livello transnazionale contro le politiche europee sull’immigrazione mostra l’arretratezza di chi si è affidato a un presunto governo antirazzista contro un governo certamente razzista. L’antirazzismo non può essere ridotto alle buone intenzioni degli italiani scandalizzati. Si tratta di fare. E questo fare non può prescindere dalle pratiche politiche che si sono consolidate e che hanno visto i migranti protagonisti. Non può prescindere dalle rivendicazioni che in questi anni i migranti hanno portato nelle assemblee e nelle piazze. Rivendicazioni che denunciano il confine sempre più labile tra regolarità e irregolarità, la rapina delle Poste, la politica dei flussi e il furto dei contributi. Non può prescindere dalla rivendicazione della regolarizzazione slegata dal lavoro e dal salario, e della chiusura di tutti i centri di detenzione amministrativa.
A volte, però, ritornano i professionisti dell’antirazzismo, persino europarlamentari, convocando a mezzo stampa urgenti incontri o manifestazioni nazionali con tanto di data prevista. Significa forse che si sono ravveduti quelli che fino all’ultimo hanno promesso l’abolizione della Bossi-Fini anche se poi non sono riusciti neppure a mitigare il protocollo con le poste. Probabilmente hanno capito di aver sbagliato i conti quelli che si sono affidati al "governo amico", anche se proponeva una legge che non cancellava il legame tra soggiorno e lavoro né aboliva i Cpt. Devono essersi accorti di non poter continuare a tacere coloro che vantano centinaia di migliaia di migranti iscritti, ma finora si son scordati di parlare di lavoro. Non si sono forse accorti, però, dei percorsi che in più parti d’Italia hanno mobilitato migliaia di migranti in questi anni e delle domande che quei migranti hanno portato avanti. Questo non è buon modo di fare antirazzismo. L’urlo antirazzista deve continuare, ma non può mettere a tacere il protagonismo dei migranti che hanno continuato a parlare prendendo in mano il loro destino spesso nel silenzio di molti. Noi riconosciamo che si è aperta una nuova fase talmente difficile che è impossibile e inutile rispondere con iniziative simboliche o spettacolari, o lasciandosi dettare i tempi dalle emergenze. Siamo disposti a cooperare contro la legge Bossi-Fini, contro il razzismo, contro lo sfruttamento del lavoro migrante con chiunque si assuma la responsabilità di farlo. Noi non alziamo steccati, ma nemmeno ci facciamo dettare le scadenze come se dipendessimo dalle buone intenzioni degli altri.

Laboratorio Antirazzista e delle resistenze sociali "L’incontro" – La Spezia
Coordinamento immigrati Brescia
Coordinamento migranti Bologna
Coordinamento migranti Vicenza
Gruppo migranti Torino

Pubblicato in migranti | Commenti disabilitati su L’antirazzismo e le lotte dei migranti

Contro il pacchetto sicurezza, contro il razzismo istituzionale

Il cosiddetto “pacchetto sicurezza” varato dal governo Berlusconi e le quasi contemporanee decisioni prese dall’Unione Europea in materia di immigrazione rappresentano un duro attacco contro le condizioni di vita e di lavoro di tutti i migranti.

Il varo di queste norme è solo l’ultimo passo di una lunga serie di provvedimenti razzisti, come il precedente decreto sicurezza del governo Prodi, di inadempienze istituzionali, come il rifiuto dei ministri Amato e Ferrero di abolire il protocollo con le poste, di leggi vessatorie e discriminatorie, come la Bossi-Fini e ancor prima la Turco-Napolitano.

Il pacchetto sicurezza è l’ultimo e più eclatante passo di una politica verso i lavoratori e le lavoratrici migranti fondata sul ricatto e sulla paura. Il suo obiettivo è di costringerli ad accettare ogni forma di sfruttamento e di ostacolarne i percorsi di lotta e di organizzazione collettiva.

 Assieme al “pacchetto sicurezza” giunge puntuale anche il tentativo di costruire un’opinione pubblica che distingua gli immigrati in buoni e cattivi, in quanto regolari o irregolari, in quanto provenienti da un luogo o da un altro, in quanto badanti o in quanto generici lavoratori. Vogliono scatenare una guerra tra poveri per dividere e poter colpire meglio e più facilmente tutti i lavoratori.

Per quanto oggi la situazione appaia e sia difficile è necessario e possibile iniziare a reagire contro tutto ciò. In questi ultimi anni in varie città come Brescia, Milano,  Roma,  Verona,  Bologna, Napoli, Reggio Emilia, ecc. si sono dati momenti di lotta, mobilitazione ed organizzazione contro l’offensiva razzista di padroni e governi.

Bisogna far tesoro di simili esperienze per puntare a gettare le basi per un movimento unitario che abbia portata nazionale e che si ponga anche l’obiettivo di stringere legami organizzativi e di lotta a livello europeo e internazionale. È in questa ottica che l’assemblea tenutasi a Roma domenica 22 giugno, che ha visto la partecipazione di molte realtà dell’autorganizzazio ne degli immigrati e dell’antirazzismo militante promuove: una settimana di mobilitazione –  dal 5 al 12 luglio – a livello nazionale da articolarsi localmente contro il “pacchetto sicurezza” in cui si darà la massima importanza alla propaganda e alla contro-informazione rivolgendosi tanto ai lavoratori immigrati quanto a quelli italiani. Settimana finalizzata anche a preparare il terreno per un rilancio su più vasta scala della mobilitazione in autunno.

Contro il pacchetto sicurezza e il reato di immigrazione clandestina

Per rompere il legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno

Per la regolarizzazione immediata di tutti i migranti presenti sul territorio nazionale

Per il diritto d’asilo

Per la chiusura degli attuali CPT e contro l’apertura dei nuovi Centri d’identificazione ed espulsione

 

Assemblea delle Reti Migranti e Antirazziste

Pubblicato in migranti | Commenti disabilitati su Contro il pacchetto sicurezza, contro il razzismo istituzionale

Ricatto ai migranti

A Bologna, noi migranti stiamo parlando del nostro lavoro. Stiamo parlando di quello di cui non si vuole parlare: di un ricatto che pesa come il piombo sulla schiena di migliaia di uomini e donne, il ricatto del contratto di soggiorno per lavoro. Stiamo parlando di cosa significa dover accettare qualunque salario, mansioni pericolose, tempi di lavoro sfiancanti, pur di rinnovare un permesso di soggiorno. Stiamo parlando di cosa significa pagare centinaia di euro per un pezzo di carta che non arriva mai, di cosa significa vivere con una ricevuta in tasca, che non vale niente perché non permette di accedere nemmeno ai servizi fondamentali, come il medico di base. Stiamo parlando di come il razzismo serva a produrre precarietà, quando il governo impone redditi sempre più alti per il ricongiungimento familiare, taglia i sussidi sociali, minaccia fino a 18 mesi di reclusione in un Cpt per tutti quelli che perderanno il lavoro. Stiamo parlando di cosa significa essere condannati a restare forza lavoro usa e getta per generazioni, quando i nostri figli sono destinati a subire una condizione di segregazione anche a scuola, nelle classi separate. Stiamo parlando di come far sentire la nostra forza, perché sappiamo di produrre una parte importante della ricchezza

di questo paese.

Coordinamento migranti Bologna

Pubblicato in migranti | Commenti disabilitati su Ricatto ai migranti

Lettera aperta a tutti i lavoratori dell’ “Iris Ceramiche Spa”

Come lavoratori affiliati all’ USI/AIT, dell’ Emilia-Romagna, vogliamo esprimervi la nostra totale solidarietà. La crisi economica e finanziaria esplosa a livello mondiale, colpendo prima le borse poi successivamente come un domino tutto il sistema produttivo, ha smascherato il vero volto del sistema attuale e ha mostrato la natura degli imprenditori. Gli ultimi dati in Italia (ISTAT) danno un forte calo della produzione industriale, attorno al 10 %. Chi sta gestendo l’economia italiana lo sta facendo sulla pelle dei lavoratori per mantenere la propria ricchezza, il vostro è un esempio lampante per anni a vostro discapito avete accettato flessibilità, spostamenti, cambio di stabilimenti, cassa integrazione. Tutt’ad un tratto c’è stata la decisione improvvisa, la liquidazione, che ha messo in apprensione centinaia di lavoratori e le loro famiglie, colpendo anche lavoratori d’altre fabbriche che gravitano attorno alla produzione della vostra ditta. Un danno sociale che avrebbe messo in ginocchio delle comunità, ma lo può essere ancora per quella metà o un terzo di lavoratori che non rientreranno. Vi vogliamo ricordare la lotta che dura da mesi all’INSE Presse di Milano dove i lavoratori hanno occupato la fabbrica e hanno continuato la produzione contro la chiusura imposta dal proprietario. Non pensate che in questa situazione generale di crisi una scelta così importante possa essere un freno, anzi dovete guardare avanti. Proprio durante la crisi economica del 2001 in Argentina i lavoratori della Zanon Ceramiche (http://www.obrerosdezanon.com.ar/) hanno preso in mano la produzione dello stabilimento e la stanno tuttora portando avanti con degli ottimi risultati; aumento della produzione e dei posti di lavoro, ricerca e ammodernamento, aumento della sicurezza, redistribuzione del fatturato, parte dei guadagni utilizzati nel sociale, le decisioni  per la vita della propria fabbrica prese collegialmente. Questo è il loro “Piano Industriale”. Per far fronte all’attuale crisi mondiale e l’aumento della perdita dei posti di lavoro con la chiusura o il ridimensionamento delle imprese, in Italia stanno aumentando i picchetti e le occupazioni; Origgio, Termini Imerese, Milano, Moncalieri… e nel mondo Stati Uniti, Europa, Nuova Zelanda, Sud America, Cina.Sono queste le situazioni in qui il proprietario resosi latitante verso i diritti dei lavoratori e delle loro famiglie, i lavoratori stessi devono compiere lo sforzo per non cadere nel vortice della crisi, per tener saldo il tessuto sociale e prendere delle decisioni drastiche. Perché l’azienda è vostra, ogni giorno vi siete impegnati a mandarla avanti nel miglior modo possibile, quindi spetta a voi continuare la produzione. Questo non è il momento delle indecisioni e delle attese calate dall’alto, ma è quello di prendere il proprio futuro in mano.  

 

Unione Sindacale Italiana/AIT – Emilia-Romagna

Pubblicato in vecchi comunicati e articoli | Commenti disabilitati su Lettera aperta a tutti i lavoratori dell’ “Iris Ceramiche Spa”

Accordo Coop. Soc. Dolce e Codes

I rappresentanti della Cooperativa Sociale Società Dolce di Bologna, della Cooperativa Sociale Codess Sociale di Mestre e i rappresentanti delle OO.SS. di Parma unitamente alle lavoratrici ed ai lavoratori interessati.

Premesso che la Cooperativa Sociale Società Dolce di Bologna e la Cooperativa Sociale Codes Sociale di Mestre, in Associazione Temporanea di Impresa si sono aggiudicati l’appalto relativo all’affidamento a terzi della gestione del servizio di assistenza al domicilio per disabili adulti inseriti in “Gruppi Appartamento” del Comune di Parma fino ad oggi gestiti dalla Cooperativa Sociale Domus di Parma.

Premesso che le Cooperative Sociali Società Dolce di Bologna e Codess Sociale di Mestre hanno dato piena applicazione all’art. 37  del vigente CCNL sottoscrivendo un precedente Accordo con le stesse OO.SS. in data 28.02.2005. 

Le parti concordano quanto segue:

 

1.     alla lavoratrice P. D. saranno conservate le 150 ore di Diritto allo Studio riconosciute dalla Cooperativa Sociale Domus di Parma per l’anno formativo 2005/2006;

 

2.     relativamente al punto 10 ndel citato Accordo, alle lavoratrici e ai lavoratori di occupati nel territorio della provincia di Parma, per la Cooperativa Sociale Società Dolce di Bologna, ed impiegati negli “Appartamenti Protetti”, per la Cooperativa Sociale Codess Sociale di Mestre sarà riconosciuto un Ert 2004 con le stesse modalità previste dall’Accordo Integrativo Territoriale per la Provincia di Bologna sottoscritto con le OO.SS il 15/12/2001 nella seguente misura per unità equivalenti al tempo pieno (38 ore):

                    158,25

                    160,00

                    167,61

                    179.77

                    191,00

                    201,08

                    214,06

                    231,04

                    255,18

10°                  291,42

sarà cura delle OO.SS. firmatarie del presente Accordo fornire alle due Cooperative Sociali le ore effettivamente lavorate dalle lavoratrici e dai lavoratori presso la Cooperativa Sociale Domus di Parma nel 2004;

3.     alle lavoratrici e ai lavoratori soci della Cooperativa Sociale Società Dolce, occupati nel territorio della provincia di Parma,  quale condizione di miglior favore, in sostituzione della indennità prevista dallo stesso art. 54, della indennità di turno prevista dall’art. 55, dei riconoscimenti per lavoro notturno/straordinario e festivo notturno straordinario indicati all’art.53 del CCNL per le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative del settore socio-sanitario assistenziale-educativo e di inserimento lavorativo prevediamo una unica indennità di € 15,49371 per le prestazioni oltre le 4 ore e fino alle otto ore per notte; la liquidazione di detta indennità copre, contribuisce e sostituisce la riduzione di orario prevista dal D.Lgs n.66/2003 e sue ss.mm.ii.;

4.     viene considerato soggiorno qualsiasi periodo di tempo uguale o superiore alle cinque giornate continuative che comporti il pernottamento fuori dalla sede abituale di lavoro; alle lavoratrici ed ai lavoratori impegnati nell’attività di soggiorno, occupati nel territorio della provincia di Parma, per la Cooperativa Sociale Società Dolce di Bologna, ed impiegati negli “Appartamenti Protetti”, per la Cooperativa Sociale Codess Sociale di Mestre, verrà corrisposta:  per ogni giornata lavorativa 6,33 ore più un riconoscimento onnicomprensivo di € 65,00 giornalieri sotto forma di indennità di trasferta;     oppure, per ogni giornata lavorativa, 7,20 ore + 3,5 ore di recupero ed un riconoscimento di € 33,00 giornalieri sotto forma di indennità di trasferta;sarà cura dei Responsabili di Area della Cooperativa concordare con le lavoratrici e i lavoratori l’applicazione delle due diverse modalità indicate, tenendo conto delle esigenze del servizio ed indirizzandosi verso una omogeneità di trattamento per ogni soggiorno; i riconoscimenti indicati assolvono a tutte le prestazioni aggiuntive e indennità previste dal CCNL eventualmente dovute dalla Cooperativa alle socie e ai soci per l’attività svolta in soggiorno; nell’ambito di  sette giorni continuativi di soggiorno, dovrà essere goduto un giorno di riposo.  In caso di motivata e straordinaria impossibilità a fruirne, il giorno o i giorni di riposo verranno goduti successivamente al rientro dall’attività di soggiorno. 

 p. Coop. Soc. Società Dolce                                                             p.OO.SS.                  

 p. Coop. Soc. Codess Sociale

 le lavoratrici e i lavoratori

Pubblicato in vecchi comunicati e articoli | Commenti disabilitati su Accordo Coop. Soc. Dolce e Codes

NUOVO ATTACO AI LAVORATORI DA SACCONI

 Dopo Tremonti, Maroni, Brunetta, Gelmini un altro giannizzero di Berlusconi in primo piano, attivo e innovativo nel delineare l’ennesimo progetto di attacco ai lavoratori.E’ la volta del prode Sacconi (ex socialista ed ex cigiellino), ministro del lavoro e del welfare, che dopo aver contribuito al massacro dell’Alitalia e dei suoi lavoratori, si sta applicando al diritto di sciopero, essenzialmente nel settore dei pubblici servizi. Ma diamogli tempo…Come si sa la materia è stata abbondantemente “regolamentata” negli ultimi anni, a partire dalla legge 146 del 12 giugno del 1990 (Norme sull’esercizio del diritto di sciopero), modificata dalla 83 dell’11 aprile 2000.Nella sostanza, questi provvedimenti limitavano già fortemente l’esercizio dello sciopero dettando una miriade di norme sul preavviso, sulle procedure di raffreddamento e di conciliazione da esperire prima della proclamazione dello sciopero, sui periodi di intervallo minimo da osservare tra uno sciopero e l’altro, ecc. Una gabbia, insomma, tesa, più che a tutelare i cittadini utenti dei servizi, a vanificare l’arma dello sciopero per i lavoratori. Una gabbia rifinita dai “sinistri” D’Alema e Bassanini.Ma tutto ciò al buon Sacconi non bastava e allora nel prossimo ddl sulla materia verranno introdotti nuovi vincoli all’effettuazione degli scioperi. Vediamo i capisaldi del provvedimento, almeno a quanto se ne sa oggi:        l’obbligatorietà di un referendum consultivo-preventivo in occasione di ogni sciopero e dell’adesione individuale (del singolo lavoratore) alla protesta. Si tratta, con tutta evidenza, di un tentativo di schedare preventivamente i lavoratori ed esporli conseguentemente ad ogni forma di pressione e di impedire ai piccoli sindacati di proclamare scioperi. Non a caso il ministro dichiara di voler: “tutelare le organizzazioni confederali maggiori rispetto alla concorrenza SLEALE  delle organizzazioni meno rappresentative”;         l’intervallo tra gli scioperi dovrà essere “più robusto e garantito”. Robusto quanto? Un mese, due mesi, sei mesi…? Che efficacia potranno avere gli scioperi?        si favorirà il ricorso allo sciopero virtuale. "Si può fare – spiega Sacconi – ad esempio con un fazzoletto al braccio per dire che io sono in uno stato di agitazione, perdo il salario e però il mio datore di lavoro paga una cifra congrua per ogni lavoratore che si astiene virtualmente dal lavoro". In questo modo "la controparte paga ugualmente" e queste risorse "vanno in un fondo solidaristico", evitando "l’interruzione del servizio ma legittimamente manifestando un disagio". Qui siamo al grottesco: il lavoratore lavora, l’azienda non lo paga e i suoi soldi vanno a finire non si sa dove. Nei fondi sub-prime? E a favore di quale solidarietà? Quella per gli speculatori che maneggiano con i soldi dei lavoratori, come è già avvenuto per i fondi pensione?        le sanzioni per infrazioni alle procedure saranno affidate ai prefetti, perché, a detta di Sacconi, in questo modo verranno “effettivamente applicate", visto che spesso sono "di poca misura e poco applicate". Attualmente infatti spetta alle commissioni di garanzia esprimersi in merito, per poi affidare al datore di lavoro l’applicazione, che però procede ad imporle "quando il conflitto si è esaurito e di solito non lo fa mai". Bene, si imbocca la strada della penalizzazione per chi pretende di esercitare liberamente il diritto di sciopero senza sottomettersi alle imposizioni. A quando la galera?Che cosa rimane da dire? Siamo evidentemente di fronte ad un’altro pesantissimo attacco ai diritti e alle condizioni dei lavoratori, giustificato dal falso presupposto che ci siano due categorie separate e contrapposte, da un lato lavoratori e dall’altro “cittadini” utenti di servizi danneggiati dagli scioperi. Falso perché la categoria è una sola: siamo lavoratori e utenti di servizi, costretti a scioperare per difendere le nostre condizioni salariali, di lavoro e di vita e dunque impegnati a migliorare quei pubblici servizi che i brunetta, i tremonti, le gelmini e i sacconi di turno vogliono tagliare e peggiorare.Infine, lo scioperare non è una gentile concessione della controparte, è un’arma fondamentale dei lavoratori, che, in quanto conflittuale, non può essere regolamentata da leggi o decreti di sorta. E’ un diritto naturale di chi vende la propria forza-lavoro a condizioni di rapina. E’ un’espressione storica delle lotte del movimento dei lavoratori. E’ una necessità, non un divertimento dei “fannulloni”. Ma questo Sacconi e i sindacati consociativi che gli fanno da sponda lo sanno benissimo. Cerchiamo di ricordarlo anche noi!

 

Pubblicato in vecchi comunicati e articoli | Commenti disabilitati su NUOVO ATTACO AI LAVORATORI DA SACCONI

PREMESSA (crisi)

 

Le avvisaglie per una fase di aspro scontro sul piano sociale e sindacale sembrano esserci tutte. Dopo la spallata di luglio con il decreto Brunetta, che prefigurava un pesante attacco ai lavoratori pubblici e altrettanto pesanti tagli ai servizi, i proconsoli di Berlusconi si sono messi tutti attivamente all’opera.

Ultima, ma non per la gravità del suo intervento, la ministra Gelmini: dal punto di vista occupazionale verranno infatti tagliati 70mila posti di insegnanti e 43mila di ATA che sommati ai 47mila della Finanziaria Prodi danno un totale di 160 mila posti in meno; per quanto riguarda le risorse è previsto un taglio di 8 miliardi di Euro per i finanziamenti delle scuole pubbliche nei prossimi 4 anni, il taglio dei fondi alle università (con il progetto della loro privatizzazione) e infine per quanto riguarda la qualità del servizio c’è il ritorno al maestro unico alle elementari. Poco da commentare, i numeri parlano da soli, se non rilevare

l’ennesimo regalo all’istruzione privata. C’è stata poi la questione Alitalia, dove sono saltati migliaia di posti di lavoro e tagliati gli stipendi dei lavoratori, con tutto il suo corollario di vicende apparentemente surreali, ma molto materialmente interpretabili: dall’esplodere della crisi, alla trattativa con Air-France per finire alla cordata di imprenditori italiani che rilevano la parte sana della compagnia di bandiera. In tutto questo campeggia la drammaticità della situazione dei lavoratori: gli esuberi, il taglio degli stipendi (30-40%), l’aumento degli orari di lavoro, ecc. Infine, è entrato in campo il ministro Sacconi con un progetto di decreto di legge che tende a limitare ancora di più l’esercizio degli scioperi nei servizi.

Siamo dunque di fronte ad un quadro assolutamente devastante, che si situa in un contesto internazionale colpito dalla crisi finanziaria, dal crollo delle borse e dalla conseguente crisi economica e produttiva.

Al di là della drammaticità della situazione internazionale, della quale non è facile prevedere gli sviluppi e l’impatto che avrà sulla nostra situazione, vengono spontanee alcune riflessioni:

– il rapporto finanza-economia reale non è totale, tuttavia le crisi finanziarie si traducono inevitabilmente in crisi generali. Anche in questo caso gli effetti del crack finanziario, in particolare la crisi di liquidità e la stretta creditizia si sono riversate su un’economia già in fase depressiva e ne hanno amplificato la tendenza ad una vera e propria profonda recessione. Questo negli USA, come in

Europa e, potenzialmente, nel resto del mondo, compreso gli iper-produttivi giganti asiatici (India e Cina).

– il liberismo selvaggio si è suicidato. Le teorie della libera iniziativa e del libero mercato come unici regolatori dell’economia mostrano tutti i loro limiti e la loro impotenza ad arginare le crisi cicliche del capitalismo. Si ricorre perciò alle nazionalizzazioni e all’intervento diretto dello Stato nell’economia, che sembravano ormai solo un retaggio del socialismo reale. Il capitalismo però sopravvive… alla faccia di quelli che vedevano nel neoliberismo il nemico assoluto e non c’è motivo di pensare che diventerà più “umano”.

– la mondializzazione mostra – in negativo – tutte le sue potenzialità di volano di crisi devastanti. Alla libera circolazione delle merci si possono opporre dazi protettivi; a quella degli uomini, confini militarizzati, a quella della forza-lavoro, leggi; a quella dei capitali, regole; ma a quella delle crisi nulla si può opporre… vera e propria merce virtuale globale, viene esportata in abbondanza.

Se questo è quanto, oltre all’ovvio riconoscimento della necessità di una immediata e radicale risposta da parte della working class a livello internazionale, ci sembra anche importante rafforzare il nostro patrimonio

di conoscenze, le nostre armi critiche e i nostri strumenti analitici, ovvero ottenere la massima chiarezza possibile sulle dinamiche e gli sviluppi che hanno portato alla situazione attuale. A questo scopo pubblichiamo nel seguito due scritti del compagno R.S. di Torino, militante del sindacalismo di base, che da anni si occupa con impegno e competenza di questioni che l’opinione comune relega all’attività di “esperti” e “specialisti” di parte.

Pubblicato in crisi finanziaria | Commenti disabilitati su PREMESSA (crisi)