RAPPORTO SULLA SITUAZIONE ALLA DISCO DE ORO

 18/04/’09

È più di un mese che alla Disco de Oro (pastifici) gli operai e le operaie si organizzano per non perdere la fonte di lavoro che sostiene undici famiglie. Da Martedì 3 febbraio quando, a sorpresa, tornando dalle vacanze scoprirono che il padrone stava facendo portar via i macchinari con i camion per lasciare loro operai per la strada, resistono giorno e notte.Il proprietario della ditta "DICORO S. A." è Guillermo Ferron e la testa di gesso della fabbrica Sergio Godoy del Castillo; una coppia d’imprenditori che si sono incaricati di farla finita poco a poco con la fabbrica e con gli operai. Dopo cinque o sei mesi che dovevano stipendi, contributi pensionistici, ferie agli impiegati; quasi più di un anno che non pagavano l’affitto del terreno (il cui proprietario è il precedente padrone) e mesi accumulati di debiti con i servizi sociali che si trascinano fino ad oggi. Il principale truffatore è Ferron, che utilizzò la ditta per amministrare altre imprese (come la nota rivista di automobilismo "Campioni") e per di più continua a produrre tuttora con la suddetta marca in un’altra fabbrica.Nessuno di questi due caproni si è fatto vedere. Del Castillo ha presentato tre istanze di fallimento al Tribunale di San Martin e si è disinteressato a qualsiasi rapporto con i dipendenti che hanno inviato telegrammi quando si sono considerati licenziati. A tutt’oggi gli operai sono legalmente dipendenti del padrone.Il sindacato in questi giorni ha chiesto un’udienza di conciliazione in cui pretende di mediare tra i padroni che vogliono consegnare le macchine a come pagamento di tutti i loro debiti ed i lavoratori che vogliono conservarle per continuare a produrre.La marca dà forza al padrone poiché gli permette di continuare a fatturare in altre imprese che non intende cedere in alcun modo.Quanto al gruppo di lavoratori che su questo resiste, dal primo giorno si sono organizzati in maniera orizzontale con un’assemblea alla settimana nella quale si trattano le questioni più importanti. Ci sono lavoratori che sono entrati in fabbrica recentemente come altri che hanno più di 45 anni di anzianità. Al primo momento non sapevano bene come comportarsi, gli era chiaro solo che la fabbrica era loro e dovevano lottare per conservarla; ora hanno deciso di formare una cooperativa di lavoro che hanno già cominciato a gestire. Insieme al presidente di una cooperativa ben nota a Buenos Aires hanno iniziato le procedure per formarla. In prima istanza si sono iscritti all’IPAC per sollecitare l’espropriazione dei beni affinchè la marca passasse in mano ai lavoratori. Per quanto riguarda la struttura della cooperativa, la legge stabilisce che deve costituirsi una commissione dirigente con tutte le sue cariche (presidente, vicepresidente, etc) e che l’ammontare degli stipendi corrisponde al compito che ciascuno svolge. Senza dubbio ciò è solo una copertura legale per la Disco de Oro, visto che gli operai si considerano tutti nelle stesse condizioni per quel che riguarda le mansioni ed hanno deciso di riscuotere stipendi uguali per tutti.Quanto all’assistenza legale, non hanno firmato con alcun avvocato e tantomeno iniziato azioni legali contro i padroni perché non ne sono persuasi.  C’è solo una constatazione al Ministero del Lavoro che occupano la fabbrica per mancanza di pagamenti e questo potrà garantire loro una certa sicurezza benché non del tutto affidabile.I miglioramenti economici conseguiti nella produzione consistono in anticipi di materia prima che fatti dai fornitori affinché potessero cominciare a produrre. Hanno contattato 3 distributori che ricevono piccole ordinazioni poiché la produzione è insufficiente. Vendono i prodotti anche alla gente del quartiere che si è informata della situazione e li aiuta perché è una marca apprezzata grazie al lavoro degli operai nel corso di 50 anni. I lavoratori si stanno preoccupando perché non hanno ricevuto notizie dai padroni e temono d’incontrare complicazioni.Per quanto riguarda l’aspetto politico di questo conflitto, s’è fatta viva gente del PTS (Partido de los Trabajadores Socialistas), del PO (Partido Obrero) come grandi apparati burocratico-autoritarï ed altre organizzazioni più piccole che hanno porto la propria solidarietàNessuno ha ottenuto di intercettare l’assemblea dei lavoratori, che operano a porte chiuse, né di piazzare il proprio apparato per distruggere l’autogestione come sogliono fare i questi conflitti, soprattutto se possono guadagnarci economicamente o politicamente.Fin dai primi giorni i compagni della FORA si sono resi disponibili offrendo solidarietà da lavoratore a lavoratore. Abbiamo aiutato con il fondo di sciopero acercando mercadería, abbiamo collaborato con tutta la propaganda fatta in occasione del festival solidale del 1° marzo, siamo rimasti notte e giorno a sostenere gli operai. Ci siamo assunti il compito di diffondere il più possibile questa situazione con varï mezzi per ricevere varie forme di solidarietà.I lavoratori si rendono conto della differenza tra la solidarietà disinteressata dei compagni della FORA e dell’ AIT e l’opportunismo politico dei partiti che tenta continuamente di strumentalizzarli.Le azioni urgenti da portare avanti sono: ottenere denaro per pagare i debiti con i servizi pubblici (l’impresa dell’elettricità li obbliga a pagare 1000 dollari alla settimana, altrimenti annullano il servizio) ed un certo capitale per cominciare con una produzione che permetta loro di vivere visto che tutto il denaro che si guadagna va alla produzione o ai debiti che ha lasciato il padrone. 

Solidarietà con i lavoratori della Disco de Oro!!

Viva la lotta degli Operai e delle Operaie della Disco de Oro!!Viva la solidarietà operaia!!

 

Contatti:

www.socderesistenciasm.blogspot.com

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Solidarietà ai lavoratori della Visteon- UK

 10/04/’09

I lavoratori di Visteon, una fabbrica di parti di ricambio per auto presente a Belfast, Irlanda del Nord, e a Enfield e Basildon in Inghilterra, hanno occupato la loro fabbrica, dopo che gli era stato dato un preavviso di 6 minuti sulla chiusura della fabbrica e gli era stato detto di lasciare immediatamente la fabbrica. Molti degli operai avevano lavorato nella fabbrica per molti anni e si trovavano ora a ricevere i minimi legali di paghe e accessori a causa del fallimento della società. La fabbrica apparteneva originariamente alla Ford, che mise in piedi la società Visteon e le trasferì le operazioni di fabbrica nel 2000. a quel tempo Ford acconsentì a dare ai lavoratori trasferiti alla Visteon le stesse condizioni degli altri operai Ford.Lasciati senza alternative, i lavoratori organizzarono un sit-in spontaneo, iniziato a Belfast e poi diffuso nelle altre due fabbriche. Più di 100 operai hanno partecipato al sit-in. È stato annunciato che 565 sarebbero andati alla fabbrica di parti auto Visteon da tutto il regno unito.I lavoratori sono membri del sindacato Unite, il più grande sindacato socialdemocratico del regno unito. Le azioni dei lavoratori di occupare le loro fabbriche sta causando problemi ai dirigenti sindacali. Gli amministratori di Visteon, KPMG, ben conosciuti revisori dei conti internazionali, che sono consulenti dell’IMF e della Banca Mondiale su programmi di “riforme strutturali”, hanno già ottenuto un’ordinanza del tribunale per sfrattare gli occupanti e hanno intrapreso un’azione legale contro il sindacato Unite che minaccia i rappresentanti sindacali di finire in galera e multe se continuerà l’occupazione.Per fronteggiare tutto questo i vertici sindacali di Unite stanno tentando di difendersi e hanno provato a spaventare i lavoratori per fargli lasciare la fabbrica dicendo che sarebbero incorsi in arresti, galera e multe. Il sindacato si è accordato con gli amministratori per far sgombrare la fabbrica di Enfield martedì 8 aprile e il suo segretario generale è volato a New York per incontrarsi con la casa madre e negoziare la fine della vertenza entro giovedì.Membri delle due Federazioni di Solidarietà locali di Londra sono coinvolte nel supporto dei lavoratori che occupano gli impianti di Enfield. È solo continuando l’occupazione che i lavoratori potranno avere il potere di richiedere le competenze che gli sono dovute. I lavoratori rivendicano che la Ford si attenga agli accordi fatti nel 2000 e paghi loro paghe e accessori che gli sono dovuti. Alcuni degli operai hanno lavorato per Ford / Visteon per più di 40 anni. Ford sta cercando di usare la scusa che loro non sono più i datori di lavoro che Visteon è la sola responsabile per questi pagamenti. Sembra anche che Ford UK stia cercando di trasferire alcune delle sue produzioni in Bulgaria e Turchia e ha già annunciato esuberi di alcuni dei suoi stessi dipendenti. Lasciare fallire Visteon fa ovviamente parte del piano a lungo termine della Ford per la delocalizzazione dei reparti produttivi in quelle parti del mondo con condizioni di lavoro e legislazioni a favore dei padroni.Ci sarà una manifestazione di solidarietà alla fabbrica occupata di Enfield questo giovedì mattina. I lavoratori occupanti si supone che sgombrino giovedì a mezzogiorno e verrà presa una decisione se restare o andarsene durante la manifestazione.Mandate messaggi di solidarietà a visteonoccupation@googlemail.comDimostrate contro Ford e le sue compagnie sussidiarie nelle vostre zoneAltre informazioni possono essere trovate a www.visteonoccupation.orgBrenton O’Loughlin  International Secretary  Solidarity Federation

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NON PAGARE LA CRISI

 

5 richieste dell’USI-AIT sez. di Parma al Comune  

 

La sez. di Parma dell’Unione Sindacale Italiana – AIT, in questa situazione di crisi economica e del lavoro, non ritiene commisurato alle necessità il piano “anticrisi” varato dal Comune di Parma. Come prima risposta l’USI ha formulato 5 richieste di cui il Comune dovrà farsi carico, con la creazione d’un “Fondo speciale contro la crisi” che vada a sovvenzionarle.

Il fondo dovrà essere costituito dal convergere di varie risorse, come i soldi destinati alla costruzione d’opere di scarsa utilità, vedi: la metropolitana; ponti; centri commerciali (a svantaggio dei piccoli artigiani e commercianti); ecc.

Dalla riorganizzazione del bilancio comunale con priorità per il fondo e la richiesta al governo d’un finanziamento speciale.

 

 

Per questo l’USI ha formulato 5 richieste:

-Costruzione di case popolari e strutture per l’infanzia. Obbligo degli appartamenti comunali e privati sfitti d’essere messi immediatamente a disposizione. Blocco totale degli sfratti per morosità  

-Biglietti TEP gratuiti per pensionati con meno di 1000 € mensili; nuclei famigliari con più di ISEE inferiore a 10.000 € ; single con ISEE inferiore a 8.000 €; studenti fuori sede con nucleo famigliare con più di due persone ISEE inferiore a 10.000 €.  

-Annullamento delle bollette Enìa ai pensionati con meno di 1000 € mensili; nuclei famigliari con più di due persone ISEE inferiore a 10.000 €; single con ISEE inferiore a 8.000 €. Dimezzate del 50% a nuclei famigliari con più di due persone ISEE inferiore a 13.000 € ; single con ISEE inferiore a 10.000 €; pensionati con meno di 1200 € mensili  

-Scuole di tutti i gradi gratuite e testi pagati dal Comune con nucleo famigliare con più di due persone ISEE inferiore a 10.000 €. Dimezzate del 50% ai nuclei famigliari con ISEE inferiore a 13.000 €  

-Spese sanitarie gratuite per pensionati con meno di 1000 € mensili; nuclei famigliari con più di due persone ISEE inferiore a 10.000 €; single con ISEE inferiore a 8.000 €

             

             AUTORGANIZZIAMOCI

 

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Solidarietà per Bernoit Robin- Kündigung von Benoît Robin

20/03/’09 

Cari Compagni,
abbiamo bisogno della vostra solidarieta’ urgente. La settimana scorsa e’ stato licenziato un compagno nostro della nostra sezione sindacale in di un cinema di Berlino. Ufficialmente perche ha comesso degli errori, pero’ gia’ si sa che spesso questo "errore" e l’attivita’ sindacale.
Per cui, vi prego di mandare fax e mail agli indirizzi seguenti:
hackel@babylonberlin.de Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Tel.: 030-24 727 804  Fax: 030-24 727 800

 Wir haben erfahren, daß sich die Beschäftigten des Kinos Babylon Berlin Mitte zusammen mit der im Kino organisierten Gewerkschaft FAU-IAA seit einiger Zeit gegen ihre prekären Beschäftigungsverhältnisse und den willkürlichen Führungsstil der Geschäftsleitung wehren und sich für bessere Arbeitsbedingungen einsetzen.
Mit Bedauern mussten wir nun zur Kenntnis nehmen, dass Filmvorführer und Gewerkschaftsmitglied  Benoît Robin nun eine Woche vor Greifen seines Kündigungsschutzes entlassen wurde.
Wir protestieren hiermit aufs Schärfste gegen die Entlassung von Herrn Robin und fordern die sofortige Rücknahme der Kündigung. Ausserdem fordern wir Sie auf, die gewerkschaftliche Organisierung der Belegschaft nicht weiter zu behindern.

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Solidarietà alla Fora argentina

Compagni,
                 siamo la Società di Resistenza Mestieri Vari di San Martìn, aderente alla FORA-AIT. Da tre settimane accompagnamo la lotta dei lavoratori della Disco de Oro, un pastificio che produce empanadas  e dolci.
Il proprietario della fabbrica li ha lasciati per strada e loro l’hanno occupata ed ora vogliono cominciare a produrre per poter mangiare poiché il padrone non li pagava da sei mesi. Si organizzano in assemblea orizzontali e prendono le decisioni così, senza capi. La nostra Società di Resistenza è fin dal primo momento attiva nella lotta a fianco dei lavoratori.
Vi scriviamo quindi per chiedervi solidarietà economica per aiutarli a cominciare a produrre come cooperativa di lavoro senza padrone, visto che è ciò che hanno deciso e per farlo hanno bisogno di comprare materie prime. In molti casi ci sono lavoratori con più di quarant’anni di anzianità che se non possono lavorare nelle cooperativa restano per strada e senza soldi per le famiglie.
questa è una forma di resistenza degli operai alla crisi capitalista che si sta manifestando ovunque. Si resiste in questo modo a licenziamenti e sospensioni in molte fabbriche; l’importante è anche che gli operai della Disco de Oro hanno impostato un’organizzazione orizzontale e si sono impegnati tra loro a mantenere questa forma guadagnando sempre tutti lo stesso salario senza gerarchia né autorità. Inoltre intendono ampliare la produzione per creare più posti di lavoro. Noi compagni della FORA siamo qui per portare da parte nostra solidarietà ed appoggio.
Si sono inoltre aggiunte minacce dai proprietarii ed è per ciò che quanto più velocemente si riuscirà a produrre tanto velocemente sarà il recupero della fabbrica da parte dei suoi operai.
Qualunque contributo, per minimo che possa sembrare, è molto importante per loro.
I lavoratori della Disco de Oro hanno bisogno della nostra solidarietà economica, come anarchici e lavoratori siamo tenuti a dargliela.
Qui sotto accludiamo fotografie e una nota che scriviamo per ulteriore informazione.

Un abbraccio fraterno

Mariano Montenegro
Segretario
Società della Resistenza Mestieri Varii di San Martin-FORA-AIT
www.socderesistenciasm.blogspot.com  
P.S.: Per trasferire fondi il conto è il seguente:

Nº 5004098 Banco Provincia de Buenos Aires a nome de  Juan Marcelo Pereña.     A qualunque domanda risponderemo in tempi brevi.
Per ulteriori informazioni sul conflitto nella Disco de Oro visitatee il blog de la SROV-SM: www.socderesistenciasm.blogspot.com

Operai e Operaie della Disco de Oro in lotta
San Andrés, General San Martín, I lavoratori e le lavoratrici ella fabbrica di torte e di empanadas "Disco de Oro" dopo aver bloccato lo svuotamento della fabbrica che i padroni hanno cercato di compiere, il tre febbraio decisero di occupare lo stabilimento e lottare per il posto di lavoro. I responsabili sono Guillermo Ferron come titolare della ditta (così come degli affari torbidi e delle truffe di tutti i tipi e Sergio Godoy del Castello come testa di gesso e padrone che ha portato la fabbrica alla chiusura e gli operai alla disperazione. Questo ratto schifoso messo lì da quello spudorato di Ferron cominciò col dover soldi, vacanze, contributi ed altre spettanze da cinque o sei mesi. Nel frattempo pagava una miseria ai lavoratori per mantenerli "tranquilli" e a poco a poco riduceva la produzione così come la qualità del prodotto. Come ultimo provvedimento, spedì a casa i lavoratori con la scusa che la materia prima scarseggiava avrebbe fatto fare miglioramenti alla macchine per potenziare la produzione. Invece approfittò di questo tempo per tentare di svuotare la ditta. A questo si aggiungono due operai infortunati verso la metà dell’anno scorso senza che abbiano ricevuto un soldo da parte dei servizi socialidato che il proprietario non pagava i contributi. È anche per questo che che in questo momento ci sono operai che con le loro famiglie non possono ricevere cure mediche compreso un familiare di uno degli operai che non essendo state pagati i contributi sociali non può ricevere la medicina necessaria al suo diabete, visto che oltretutto  lo Stato, complice oppressore, benché risulti negli elenchi dei Servizi Sociali, non intende procurargli le medicine. comunque sia, sono attualmente più di dieci famiglie quelle che lottano per riottenere quello che in molti casi è l’unico sostegno economico ed il lavoro di operai che raggiungono fino a 48 anni di anzianità. Passano notte e giorno ad occuparsi dei loro mezzi di produzione insieme a vicini ed altri lavoratori che solidarizzano con questa lotta, ed è per questo che già si sta realizzando, conformemente a ciò che hanno discusso nelle assemblee, la formazione di una cooperativa di lavoro per riavviare la produzione. Questo scontento che provarono quando il padronato tentò di rubare ciò che sempre appartenne a loro (la produzione), si è oggi trasformato in resistenza, auto organizzazione e lotta per dimostrare che il lavoratore è capace di gestirsi da solo senza bisogno di sanguisughe che si mantengono con i frutti del suo lavoro, guardandolo dall’alto con le mani in tasca.
Noi compagni della FORA siamo qui per appoggiarli e portare come operai la nostra solidarietà attiva senza interessi economici né politici.
Sociedad de Resistencia Oficios Varios San Martín 

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LA GRANDE CRISI DEI MUTUI

Sabato 28 marzo ore 17:00 presso sala civica “Argonne” in via Argonne, Parma

La dimensione e la gravità della crisi globale in atto è tale da non limitare i suoi effetti al mero ambito economico e finanziario.Verso quali nuovi possibili scenari geopolitici stiamo andando? Quale forma economica ci regolerà? In tale quadro, è possibile creare uno spazio per migliorare il contesto sociale in cui viamo?
conversazione con: Toni Iero

(redazione economica della rivista Cenerentola)

 

Vi invitiamo a leggere a fianco la categoria “Crisi finanziari e depressione”

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Cosa vogliamo (alcuni punti)

– Difesa dei salari (salario fisso) tramite un aumento sganciato dalla produttività e dallo straordinario

– Sicurezza sul lavoro affidata al controllo diretto dei lavoratori e non a leggi fantasma

– Assunzione a tempo indeterminato per tutti i lavoratori precari e a nero

– Chiusura delle agenzie interinali

-Applicazione di un meccanismo contributivo figurativo per i lavoratori precari, tali contributi possono essere finanziati con i fondi recuperati dall’evasione fiscale

– Superamento delle Rappresentanze Sindacali Unitarie eliminando le burocrazie e il distacco tra delegati e lavoratori

 

– Revoca della normativa antisciopero e della Commissione di garanzia.

Trenta ore settimanali per tutti i lavoratori

 

– Portare a 35 anni lavorativi il pensionamento, le finestre per accedere alla pensione 4 all’anno

Richiedere il ripristino del sistema retributivo, unica garanzia per una pensione dignitosa e collante fra le varie generazioni lavorative

– Aumento delle pensioni ed esenzione fiscale

– Riduzione dei requisiti per la pensione a tutti quelli che attuano lavori usuranti

– Blocco degli sfratti per morosità

– Blocco degli affitti e dei beni di prima necessità

– Nuove politiche abitative per progettare nuove case popolari

– Difendere i beni e servizi primari (sanità, casa, istruzione e cultura, telecomunicazioni, trasporti, acqua, energia, ambiente, ecc.) affinché siano di proprietà pubblica e garantita a tutti la piena accessibilità

– Abolizione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro

– Abolizione della legge Bossi-Fini e quelle precedenti

– Ai migranti gli stessi diritti degli italiani sul lavoro e nella vita quotidiana

 

– Nei posti di lavoro dove si vuol liquidare la produzione, licenziare o mettere in cassa integrazione i lavoratori rispondere con le occupazioni

– Chiediamo lo sforzo, per uscire dalla crisi, ai lavoratori di prendere in mano la produzione degli stabilimenti

– Ridistribuzione dei guadagni e della ricchezza

 

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Cenni storici

L’U.S.I. nacque nel 1912 per opera di ampi settori di lavoratori fuoriusciti dalla C.G.L. già dal 1906, ritenendola poco conflittuale e troppo asservita al Partito Socialista. All’U.S.I. aderirono rapidamente centinaia di migliaia di lavoratori e tutte le camere del lavoro più di sinistra (tra cui, in Emilia, le Camere del Lavoro di Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Ferrara). Durante i suoi primi anni di vita l’organizzazione fu impegnata in una serie di lotte tendenti a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei proletari, senza mai trascurare l’impegno antimilitarista che la caratterizzerà nel corso di tutta la sua storia. Alla vigilia del primo conflitto mondiale fu attraversata, come le altre organizzazioni della sinistra, dal fenomeno dell’interventismo. Espulsi coloro che, al suo interno, si erano schierati per l’intervento militare dell’Italia contro l’Austria e la Germania (De Ambris, Corridoni e, in un primo tempo, Di Vittorio), l’U.S.I. continuò, sotto l’impulso di militanti quali Borghi e Meschi, a propagandare coerentemente l’antimilitarismo. A guerra conclusa, nel corso delle lotte che portarono il paese molto vicino alla rivoluzione sociale, l’organizzazione raggiunse la sua massima consistenza numerica (circa 500.000 iscritti). In quel periodo aderì all’A.I.T. (Associazione Internazionale dei Lavoratori) cui è ancor oggi affiliata la maggior parte dei sindacati autogestionari esistenti a livello mondiale. Soppressa nel 1926 dal regime fascista, l’U.S.I. continuò a vivere nell’esilio e nella clandestinità, partecipando alla rivoluzione spagnola del 1936 in appoggio al sindacato C.N.T. e, attraverso l’impegno dei suoi militanti, alla resistenza antifascista. Nel secondo dopoguerra, con l’avvento della repubblica, coloro che avevano militato nell’U.S.I. rinunciarono, inizialmente, a ricostituirla, per collaborare invece alla costruzione del sindacato unitario C.G.I.L.. Solo nel 1950, con la rottura dell’unità sindacale, alcuni di loro ricostituirono l’U.S.I., che però, fino alla fine degli anni sessanta, fu realmente attiva solo in poche regioni italiane. Nel corso degli ultimi trent’anni, attraverso numerose traversie, l’organizzazione è stata faticosamente riattivata. Oggi l’U.S.I.-A.I.T. si presenta come sindacato autogestionario, che si caratterizza per la struttura organizzativa libertaria e federalista (sindacato autogestito), per il suo impegno a favore dell’autorganizzazione dei lavoratori (alla quale, ogni qualvolta è possibile, non intende sostituirsi), per la prospettiva in cui si muove, che rimane quella della costruzione di una società socialista e libertaria.

Tra i suoi obiettivi principali figurano la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, un reddito minimo garantito per i disoccupati, la difesa della sanità, dell’istruzione e della previdenza pubblica, la smilitarizzazione del paese.

 

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No allo sfratto della sede dell’USI Milano

 Manifestazione USI

Vi proponiamo l’articolo di Marco Philopat

Ciò che succede oggi in Italia e in particolare a Milano ci pone di fronte a difficili scelte, ma non solo, ci sbatte letteralmente al di fuori dei binari su cui precedentemente correva la nostra vita. Sono nella sede dell’Unione Sindacale Italiana, un grande salone con ampie vetrate, pavimento in legno, due stufe a gas accese, belle sedie accatastate. Danio Manfredini, il noto attore e drammaturgo teatrale, sta provando il suo nuovo spettacolo. Ci abbracciamo e mi dice. “Che città di merda… Ma come fanno a non capire che questi posti sono dei doni preziosi? Ogni mio lavoro è stato concepito in questo salone, dove avrei potuto farlo? Solo qui c’è tempo illimitato e il clima giusto. Non sanno nemmeno quanti artisti sono cresciuti qui.” “Programmatori, grafici, elettricisti, infermieri…” gli rispondo io. Ci stiamo riferendo agli sgomberi o le minacce contro i centri sociali, lo stesso imminente pericolo che incombe su questo luogo. Sono giorni cruciali per la difesa della sede dell’USI, che dista meno di un chilometro da Conchetta, in viale Bligny 22, sempre nel quartiere Ticinese. La vicenda di questo stabile è il simbolo della brutale accelerazione dei progetti speculativi che coinvolgono l’intera città in vista dell’Expo 2015.
Costituita da lavoratori fuoriusciti dalla CGL e sostenitori dell’azione diretta, l’USI nacque nel 1912, l’anno seguente contava già 150.000 iscritti. Nel ’22, dopo essere stata protagonista di grandi lotte, fu messa fuorilegge da Mussolini e i suoi militanti arrestati o costretti all’esilio, molti si unirono ai loro compagni spagnoli della CNT. Tre anni più tardi vennero confiscate le sedi sindacali di tutte le sigle. Nel dopoguerra le proprietà immobiliari dell’USI furono le uniche a non essere restituite, nemmeno la palazzina della camera del lavoro di Milano. Il vicesegretario dell’USI è Pino Petita, 55 anni e mille battaglie sulle spalle, parte proprio questa considerazione storica per spiegarci la vicenda del luogo. “Occupammo qui nel 1989 e la prima mossa fu quella di richiedere al comune di concederci lo spazio come risarcimento all’ingiustizia subita, ci dissero che non era possibile ma di fatto ci tollerarono. Siamo entrati qui dopo vent’anni di pellegrinaggio per il Ticinese, dapprima alcuni militanti frequentavano il Ponte della Ghisolfa in via Scaldasole in cui, soprattutto Pino Pinelli, s’era attivato per ricostituire il nostro sindacato tra i ferrovieri. Nella metà degli anni Settanta l’USI era un’organizzazione con molti iscritti e in quartiere ci fu l’esigenza di trovare un luogo per le nostre riunioni. Nel 1976, insieme a studenti e altri lavoratori occupammo uno spazio al numero 18 di via Conchetta, dove attualmente è situata la libreria Calusca. L’USI in seguito passò in via Torricelli per poi approdare qui al terzo piano di viale Bligny 22. Uno stabile di proprietà demaniale, edificato ai primi del Novecento, molto conosciuto nel panorama cittadino. Oltre a diversi nuclei abitativi, avevano qui sede moltissime organizzazioni di base e di partito. La Lega antivivisezione, gli esperantisti, il Naga, il centro di assistenza sanitaria per migranti, poi le associazioni “Il Dedalo” e “Milano Pulita”. Al piano terreno c’era la Stella Alpina, antica bocciofila e dopolavoro, la sede dei tifosi milanisti della Fossa dei Leoni, il PSDI e persino i boy scout. Il partito socialista era invece al secondo piano, ma durante tangentopoli abbandonò i locali che perciò furono presi da un centro sociale, lo Squott, il laboratorio della musica techno-Rave e della Body Art, poi distrutto da un incendio cinque anni fa. Nei primi anni novanta noi dell’USI fummo promotori di un ricorso collettivo al TAR per impedire la svendita dell’edificio all’adiacente università Bocconi e alle sue mire espansioniste che progettavano già allora di comprarsi l’intero isolato. Il ricorso si dilungò nel tempo anche a causa di una sorda amministrazione comunale che si spostava via via sempre più a destra schiacciata sui poteri forti della città. Prima del 2004 la Bocconi ce l’aveva quasi fatta ad acquisire tutto il suo prezioso quadrilatero urbano, i lavori per la costruzione del nuovo polo universitario sarebbero presto partiti, la colata di cemento poteva dilagare. Tuttavia c’era ancora un piccolo problema irrisolto, Viale Bligny 22, l’unico angolo dell’isolato rimasto fuori dalla svendita. Improvvisamente, proprio in quell’anno, venimmo a sapere che in una trattativa segreta il comune aveva venduto alla Bocconi tutto il nostro palazzo per una cifra irrisoria, considerato il fatto che era pieno di associazioni, affittuari e occupanti.” Pino mi porta fuori per farmi vedere le nuove costruzioni universitarie. Torri, palazzi, un auditorium di mille posti, fameliche architetture bianche e rosso mattone che sembrano pronte a mangiarsi pure il vecchio ballatoio su cui poggiamo i piedi. Un osservatorio paradigmatico di cosa sta succedendo a Milano in questi anni. “Con la Bocconi si avviò una trattativa con l’intermediazione del comune, le pressioni era tali per cui, piano piano, tutte le associazioni se ne sono andate, ora siamo rimasti noi, cinque nuclei abitativi di ex affittuari e tre di occupanti. Inaspettatamente era il padronato il più disposto a trovare una soluzione per l’USI, infatti ci fecero vedere una sede, un po’ in periferia, ma degna, l’avremmo accettata se non fosse arrivata la valanga dell’Expo. La trattativa è saltata di colpo e sono arrivate le denunce per due occupanti, di cui uno sono io. Una ritorsione personale per risolvere il problema. La prima udienza è fissata per martedì 17 febbraio.” Siamo nella stanza dove si svolgevano le provvisorie riunioni del collettivo di Cox 18 prima di venerdì 14 febbraio, data del rientro, nel salone fianco invece, dove Danio continua le prove, ci sono state le riunioni cittadine di questi ultimi infuocati giorni. “Oltre agli sportelli e a tutte le altre attività sindacali e le iniziative di solidarietà con le popolazioni indigene del Chiapas, nel salone hanno da sempre provato molte compagnie teatrali,  Manfredini, ma anche Anima Nera, le Dionise, Gigi Gherzi e chissà quanti altri teatranti. Quando hanno bisogno gli diamo le chiavi e possono stare dentro finché ne hanno voglia. Inoltre abbiamo ospitato le iniziative delle associazioni, dai convegni sull’inquinamento alle feste dei boy scout, ci sono stati dei momenti che si dovevano fare prenotazioni e turni. Un posto pubblico vivace e prezioso come sono la gran parte degli spazi autogestiti, cosa che non si può dire per tutto il resto della città dove vige la logica del profitto. Questi sono anche luoghi che hanno funzionato, negli ultimi 15 anni, da camere del lavoro e di apprendistato per svariate professioni e poi sono laboratori di ricerca per la prevenzione dei costosi danni causati dall’ingiustizia sociale, qui si sperimentano forme di lotta per portare i conflitti su posizioni meno disperate e più incisive, non dimentichiamocelo mai. Qui per esempio c’era il Naga, pieno di medici a disposizione completamente gratuita per centinaia e centinaia di migranti clandestini, come nell’ambulatorio di Via dei Transiti, peraltro sotto la minaccia di sgombero pure quello. Insomma per la difesa di Conchetta, dei libri di Primo che sono la nostra memoria storica, dell’USI e tutti gli altri spazi liberati della città, abbiamo deciso di convocare una manifestazione nazionale per il 28 febbraio, ci auguriamo che siano tanti coloro che marceranno al nostro fianco.” Per oggi, martedì 17 febbraio è prevista la quarta udienza davanti al giudice di pace per il processo di occupazione abusiva dello stabile di viale Bligny 22. Il presidio è fissato per le ore 12 ai giardini della Guastalla di via Francesco Sforza.
Saluto Pino e scendo le scale, poi passo di fianco al palazzone di vetrocemento della nuova Bocconi, davanti all’entrata incontro un amico scenografo, mestiere che ha affinato nel giro dei centri sociali milanesi… “Evviva, ci siamo ripresi Conchetta!”, mi dice. “Che ci fai qua?” gli chiedo. “Una convenction per il lancio di un’automobile, lì dentro, nell’auditorium dela Bocconi appena inaugurato…” “Vabbè… Non è che avresti voglia di progettare un manifesto per il corteo di carnevale? Una volta ne facevi di bellissimi…” “Tu mi chiedi sempre di fare, di fare, che palle… Dai, ci vediamo stasera a ballare giù in Cox!”
Magari il manifesto non lo farà mai, ma certamente sarà in piazza quel giorno, incordonato nelle file dei suoi amici. 
Alla manifestazione del sabato grasso ambrosiamo vorremmo che oltre i centri sociali di mezza Europa, scendessero in piazza tutti quelli che li hanno frequentati e si sono resi conto della loro importanza, vorremmo vedere una moltitudine di maschere nere, il colore del lutto, un funerale annunciato di una città che sta morendo sopraffatta dalle sue barbarie.

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