MACELLERIA SOCIALE?

In un commento alla manovra finanziaria, Berlusconi ha recentemente dichiarato “non sarà una macelleria sociale”, a sottintendere una sostanziale “equità” e “levità” dei provvedimenti che vi saranno contenuti. Pronte le precisazioni di Tremonti, dopo aver minacciato le dimissioni se non passavano i tagli previsti, ha detto: “Questa non è una finanziaria qualsiasi. Dobbiamo gestirla tutti insieme". In ultimo la puntualizzazione di Gianni Letta che non nasconde si tratti di un
intervento ”duro, con sacrifici pesanti”.
Non manca un cenno di compiacimento da parte degli industriali, infatti per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, "se la manovra va nella direzione del taglio della spesa pubblica e se comincia anche a dare risposte sulla produttività si tratta di una manovra positiva per il Paese… Questa manovra è necessaria perché si sono acuiti due problemi: la crisi greca e l’attacco all’euro" avrebbe detto ancora il presidente di Confindustria ricordando che in questi anni "costo del lavoro per unità di prodotto e spesa pubblica sono cresciuti troppo".
Infine la posizione dei sindacati confederali, discretamente compiaciuta (pur con distinguo) quella di CISL e UIL, di opposizione di facciata quella della CGIL dove Epifani dice che i sacrifici sono accettabili se “equamente” distribuiti, sorvolando sul banale fatto che i tagli “equi” per i poveri sono ben più pesanti dei tagli “equi” per i benestanti.
Il coro è comunque abbastanza unanime: sacrifici in nome dell’unità del paese contro una crisi che si manifesta sempre più devastante. Poiché, ora come sempre, assumiamo come unico punto di vista le condizioni dei lavoratori e le loro necessità, non ci interessa analizzare se le alchimie di Tremonti avranno successo sul rischio Grecia. Forse sì, almeno nell’immediato, perché i nostri prestigiatori (siano politici, banchieri, speculatori) sono abili nel maneggiare “scatole vuote”, siano capitali fittizi, titoli fondati sul debito o altro.
Quello che ci interessa è altro: l’attacco alle condizioni dei lavoratori e, in questo senso dobbiamo dire che per una volta siamo d’accordo con Berlusconi. Questa finanziaria non è l’inizio di una “macelleria sociale”, è semplicemente (per ora) l’ultima tappa di un percorso di massacro sociale che dura da anni.
Un percorso che si è articolato nei tanti decreti dei vari proconsoli di Berlusconi (Brunetta, Tremonti, Gelmini, Sacconi, ecc.), nelle varie finanziarie e nei loro collegati, negli accordi e nei protocolli d’intesa fra le parti sociali e via elencando.
Un percorso che ha colpito pesantemente i lavoratori nei salari, nelle condizioni di lavoro, nelle pensioni e nella possibilità di pensionamento, nei diritti individuali e sindacali, nell’erogazione di servizi sociali, ecc. Anche qui l’elenco è lungo.
La nuova manovra, tra l’altro, prevede:
Tagli alla sanità, blocco dei salari dei dipendenti pubblici per il 2010-2011-2012-2013, riduzione delle finestre di uscita pensionistiche, rateizzazione del TFR, tagli agli enti locali con conseguente
peggioramento dei servizi, blocco del turn-over con conseguente disoccupazione crescente.
Niente di nuovo, solo l’ennesima manifestazione d’arroganza e un chiaro messaggio che dice: “i sacrifici continuerete a farli voi, come sempre, serviranno a mantenere i nostri profitti d’azienda, le nostre rendite di posizione, i nostri privilegi di casta”.

Questo è quello che sta dietro alle ipocrite dichiarazioni su “l’unità nazionale di fronte alla crisi” e sui “sacrifici distribuiti equamente su tutti gli strati sociali”. Questo e non altro.
Prenderne atto è il primo passo. Rispondere con forza e intransigenza agli attacchi è il secondo.
Ricostruire l’unità e la solidarietà di tutti i lavoratori, di tutti gli sfruttati, è il terzo. Cominciare a
pensare ad una società completamente diversa dall’esistente è il passo successivo.

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