L’ironia di un nome, la violenza del mercato del lavoro (Fonderie Gardelli & Sani, Pr)

Quella che raccontiamo è una brutta storia. E non è un’eccezione dovuta all’animo maligno di un uomo. E’ la realtà della violenza di un mercato del lavoro, sotto il regime della legge Bossi-Fini. A Ponte Taro in Fontevivo, nella provincia di Parma, la fonderia Gardelli & Sani — ironia di un nome che, come vedremo, non è garanzia di nulla — impiega da anni anche migranti, regolari e irregolari, spesso facendoli lavorare in nero, per più di 12 ore al giorno a soli 4 euro all’ora. Una mente sana può facilmente immaginare quali fossero le garanzie e le norme di sicurezza. Chi tra i lavoratori migranti è in possesso del permesso di soggiorno ha la magra consolazione di poter contare su un foglio di carta almeno per l’assistenza del suo medico di base, chi invece lavora in nero senza permesso esce dalla fabbrica con l’angoscia di chi sa che in qualsiasi momento può essere rinchiuso nei centri di detenzione in attesa di espulsione. La fonderia in provincia di Parma non è però
soltanto un’azienda che sfrutta lavoratori migranti dichiarati illegali dalla legge Bossi-Fini. Un migrante regolarmente assunto, infatti, ha denunciato di aver subito una vera e propria aggressione fisica: uno dei proprietari gli ha sferrato un violento pugno allo zigomo che lo ha costretto a ricorrere alle cure mediche. Rimanere sani alla Gardelli & Sani è un’impresa complicata. Questa volta, tuttavia, l’operaio ha deciso di abbattere il muro di silenzio dietro al quale è stato costretto per guadagnare un salario comunque basso. Ha deciso di denunciare l’aggressione. Insieme a lui, un altro operaio migrante privo di permesso ha deciso di denunciare il datore di lavoro per essere stato assunto in nero.
Il muro di silenzio che i lavoratori migranti della Gardelli & Sani hanno abbattuto è quello che è stato costruito dalla legge Turco-Napolitano prima e dalla Bossi-Fini poi. È il muro definito dal legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. L’assenza del primo definisce un lavoratore migrante come clandestino. Ma, un clandestino è un migrante che i datori di lavoro possono impiegare in nero per un orario di lavoro ancora più lungo, in condizioni ancora più insicure e con un salario ancora più basso. Tutti i migranti — regolari e irregolari — sanno che basta perdere il lavoro per ritrovarsi privi del permesso di soggiorno, clandestini in attesa di espulsione o da sfruttare brutalmente nelle fabbriche, come nelle cooperative e nelle case. E’ questa la condizione che troppe volte impedisce ai migranti di prendere parola e denunciare il loro sfruttamento. Eppure, come dimostrano i migranti della fonderia Gardelli & Sani, è possibile vincere la paura e ribellarsi
ai propri sfruttatori.
Per questo, il Coordinamento Migranti Bologna venerdì 11 aprile alle ore 8.30 sarà davanti ai cancelli della Gardelli & Sani per sostenere chi ha deciso di rompere il silenzio e denunciare una condizione di brutale sfruttamento che non è affatto un caso eccezionale e imprevedibile. E’ piuttosto la conseguenza della violenza voluta e programmata all’interno del mercato del lavoro in forza di leggi sull’immigrazione che legano il soggiorno al lavoro, costruiscono e rafforzano i centri di detenzione e prevedono il meccanismo dell’espulsione come una minaccia costante e reale per impedire ai migranti di prendere parola contro lo sfruttamento del loro lavoro.

COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA E PROVINCIA

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