Presidio alle ore 11 presso gli uffici di Iren in strada Margherita.
I DIRITTI NON SI DISTACCANO!
Maggio 2013: la parlamentare PD Patrizia Maestri, denuncia che sul solo territorio del Comune di Parma gli sfratti per morosità sono mediamente 100 al mese.
Giugno 2013: Luca Ottolini, dirigente di Iren Mercato, dichiara che le richieste di rateizzazione da parte di soggetti colpiti dalla crisi sono quasi raddoppiate rispetto a quelle pervenute nel 2012 (circa 25000) su tutto il bacino di riferimento (Reggio Emilia, Parma e Piacenza).
Già nel 2012 la consigliera PD del Comune di Modena, Giulia Morini, di fronte a 728 distacchi della fornitura di energia elettrica e 257 dellerogazione di gas per morosità, sollecitava con uninterpellanza la giunta a intervenire sul gestore dei servizi (Hera) con lobiettivo di arrivare a una moratoria dei debiti accumulati.
I numeri dei distacchi per morosità incolpevole, parlano di decine di migliaia di utenti cui è negato l’accesso ai servizi necessari e fondamentali, oltre che costituzionalmente garantiti.
Nonostante le interpellanze, le proclamazioni e le interrogazioni della politica, questo fenomeno vede, giorno per giorno, un aumento esponenziale dovuto all’acutizzarsi della crisi.
Crisi che non sembra toccare le aziende cui è demandata la gestione di tali servizi.
Iren, la multiutility che oggi controlla sui territori di Parma, Reggio Emilia, Piacenza, Torino e Genova le risorse comuni quali acqua, energia e rifiuti, ha chiuso il bilancio annuale con 152,6 milioni di profitti e ricavi saliti del 22,9% a 4.327,8 milioni di euro.
In questo momento storico, ci chiediamo come sia possibile che amministrazioni e istituzioni permettano a società che rispondono unicamente a logiche di profitto e di mercato, come Iren S.p.A., di continuare a gestire i beni essenziali senza tener conto delle necessità delle fasce più deboli della popolazione, speculando attraverso continui aumenti delle tariffe di acqua, energia elettrica, gas e rifiuti (4% circa nell’ultimo anno) sulla vita di migliaia di cittadini.
Questo è il frutto della fallimentare esperienza delle privatizzazioni. Si pensi alloperato di AMPS (Azienda Municipalizzata Pubblici Servizi, antesignana di Enìa, poi confluita in Iren nel periodo dei grandi accorpamenti tra multiutilities), che, pur rispondendo a principi etici prima che di mercato, riusciva a mantenere il bilancio in attivo nonostante applicasse tariffazioni sociali. AMPS era il fiore allocchiello della gestione pubblica dei servizi essenziali alla popolazione. Forse proprio per questo è stata smantellata pezzo per pezzo e svenduta a banche e fondi di investimento.
Invitiamo pertanto l’amministrazione a ripensare l’attuale modello di erogazione dei servizi, ponendo al centro della pianificazione la gestione pubblica di acqua (nel rispetto dell’esito referendario del 2011), energia elettrica, gas e rifiuti, beni di primaria importanza che devono essere sottratti alle logiche di mercato per essere garantiti nei fatti a tutti.
In quanto espressione della collettività e dell’interesse comune, il Comune di Parma è tenuto a imporre ad Iren tariffe ed esenzioni volte a tutelare quella fascia di popolazione che sta subendo un forte peggioramento delle condizioni di vita.
Il Comune di Parma deve dire da che parte sta.
Il Comune di Parma deve chiarire alla cittadinanza se intende proseguire nei piani di privatizzazione inaugurati dalle giunte Ubaldi-Vignali, integrandoli con la privatizzazione di TEP, o se intende dare un segno preciso di rottura, imprimendo una svolta decisa alle politiche di governance dei servizi.
Per questo reputiamo necessario aprire un tavolo di confronto tra cittadini, istituzioni e multiutility finalizzato a:
-
lavviamento immediato di una moratoria sui distacchi per morosità incolpevole;
-
listituzione di nuove forme di tutela (quali potrebbero essere nuovi piani tariffari, tariffe sociali e sistemi etici di rateizzazione dei pagamenti) sviluppate tenendo conto del reddito e della composizione dei nuclei famigliari, al fine di garantire il diritto daccesso ai servizi senza penalizzare ulteriormente i soggetti più deboli (famiglie numerose e in difficoltà economica);
-
lerogazione di un servizio minimo garantito di utenze a tutti (50 l di acqua giornalieri per abitante, come stimato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1 kw di elettricità e gas in base alla metratura) a salvaguardia della sussistenza e della dignità della persona, oltre che della salute e dell’igiene pubblica.
Assemblea Permanente No Inceneritori
Rete Diritti in Casa